A volte i sogni si avverano anche in Italia: nasce a Ostia Antica l’Asilo nel bosco.
Pigne, sassi, fiori e rami: sono questi i giochi del primo Asilo nel Bosco italiano, il progetto pedagogico, per i bimbi dai 2 ai 6 anni , che ha messo radici a Ostia Antica grazie all’impegno dell’associazione Manes e della scuola per l’infanzia Emilio.
Dopo il civilissimo e “avantissimo” Nord Europa che, con Danimarca, Svizzera, Austria, Regno Unito e Germania, ne ospita già più di 1000, nasce finalmente anche in Italia un asilo che “non ha più pareti, ma alberi … alberi infiniti”. Infinita com’è la curiosità di un bambino, illimitato com’è il suo stupore per le novità, sconfinato come dovrebbe essere l’orizzonte delle sue corse. Troppo spesso, infatti, si dimentica che i bambini sono proiettati verso l’esterno perché la vita là fuori è un’esperienza ancora da scoprire. E per questo mettere in discussione un modello educativo che prevede il confine di quattro pareti, ci sembra saggio. Lo aveva messo in discussione qualche secolo fa Jean Jaques Rousseau con l’Emilio, gli ha fatto eco Maria Montessori tempo dopo, ma abbiamo dovuto aspettare il nuovo millennio per sperimentare anche in Italia una realtà come l’Asilo nel bosco.
Proviamo a capire com’è pensata l’educazione in questo posto magico dove gli educatori istaurano un forte legame affettivo con i piccoli (in un rapporto educatore-bambino di 1 a 10 contro l’1 a 25 previsto dalla legge) e dove nessun giorno è uguale all’altro, perché tutte le attività proposte ai bambini sono modulate sui loro reali interessi. E se il gioco, l’esperienza e la libertà diventano qui strumenti di conoscenza, all’Asilo nel bosco si costruiscono case di legno e altalene; si cammina lungo il fiume o si piantano fagioli; si accende il fuoco o si raccoglie frutta per fare la marmellata. Si vive la natura insomma. E non importa se il clima è ostile, se piove o fa freddo, (immaginate le pernacchie che ci farebbero i cugini del nord Europa sentendoci parlare di clima ostile nel Bel Paese) con le scarpe e gli abiti giusti, si può andare ovunque.
È inutile nasconderlo, tutto questo sembra fantascienza. O meglio, a noi, italici buontemponi, potrebbe sembrare fantascienza. A noi che siamo incapaci di rispettare una fila; a noi che abbiamo i tre quarti del patrimonio artistico mondiale, ma non l’abbiamo mai visto; a noi che inquiniamo il nostro mare; a noi italiani, la grazia e la limpida bellezza dell’Asilo nel bosco sembrano irreali. Impossibile che un progetto tanto virtuoso sia sbocciato sul suolo patrio! E invece è tutto vero. Per una volta, il nostro incivilissimo Paese è al passo con l’Europa che conta. E la splendida realtà dell’Asilo nel bosco sembra essere lì a ricordarci che un cambiamento è possibile anche in Italia, che rassegnarsi pigramente all’inciviltà non è l’unica via e che puntare in alto non è prerogativa utopica dei sognatori. L’Asilo nel bosco ci insegna a sperare. E per questo non smetteremo mai di ringraziarlo.
E allora, care mamme e cari papà, smettiamo di essere troppo italiani e liberiamo i nostri bambini: portiamoli fuori anche quando fa freddo; facciamoli giocare con la terra anche se si sporcano; facciamoli arrampicare anche se poi cadono. Si rialzeranno. Perché sono bambini e sono nati per andare lontano.